Beni Architettonici

Palazzo Baronale Il Castello o Palazzo Baronale
la sua costruzione fu iniziata nel 1578 da Giovanni Antonio Albrizzi I e terminata dal nipote Giovanni Antonio Albrizzi II nel 1599. La parte del Castello in questione riguarda la "Torre quadrata dagli speroni a sghembo". L’ampliamento poi fu opera di Pasquale Chyurlia I, conte di Cellino nel 1742. Il Castello di oggi risulta essere molto modificato rispetto alla sua originaria struttura. Il Palazzo conserva, della sua originaria struttura, una balaustra in pietra con colonne tornite sopra il portale di accesso, ora arco di comunicazione con via Mario Pagano.
 
Chiesa Matrice Chiesa di S. Marco Evangelista e S. Caterina d’Alessandria d’Egitto
il documento più antico che parla della Chiesa Matrice, risale al 1738, descrivendola come una struttura di notevole importanza e valore artistico per il centro di Cellino. Già dal 1769, e negli anni successivi, si ebbero una serie di restauri. La stessa era ricca di altari sino a circa vent’ anni fa. Oggi è dotata soltanto dell’altare maggiore e di due altari laterali: San Marco e il Sacramento. L’altare di San Marco è sempre stato indicato come "l’altare del Barone", probabilmente perchè fatto costruire da uno dei signori della casa Chyurlia o perchè i signori del luogo vi facevano celebrare le messe. Il campanile nel 1863 fu fatto ricostruire, ed oggi lo si può ammirare percorrendo la via E. Berlinguer e dirigendosi verso la Piazza Aldo Moro. Tra le altre ricordiamo alcune tele presenti lungo le due navate laterali della chiesa quali: l’Annunzio della fuga d’Egitto del XVI secolo, la Beata Vergine Immacolata, la Madonna, il Crocifisso e S. Marco del 1754.
 
Villa Neviera Villa Neviera
percorrendo via Campi, subito fuori dal centro abitato, sulla destra, presso la Tenuta Monte Neviera, nella Contrada Veli, si scorge maestosa Villa Neviera o Torre del Rifugio, cosiddetta per aver ospitato Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III. La villa, chiamata comunemente dal popolo cellinese, castello, è stata costruita nel 1888, ben conservata, e costituita da più stanze, ha ospitato il marchese Antonio De Viti De Marco. Attualmente, completamente riportata al suo originario splendore da un accurato restauro, è abitata. Deve il suo nome alla capacità di conservare anche nei periodi primaverili-estivi, delle scorte di "neve" all’interno delle sue cantine.
 
Cappella di San Marco Cappella di San Marco
oggi è la chiesa del cimitero. Fu costruita nel 1716 là dove ve n’era già una precedente. La leggenda vuole che sia costruita sul luogo del ritrovamento dei ruderi della cappella basiliana con l’immagine di S. Marco. La Cappella odierna non risponde più esternamente a quella originaria, nè ha conservato nulla dei successivi rifacimenti. L’altare maggiore, tipico esempio del Barocco Leccese peraltro rimasto unico, ha dei pregi veramente artistici, anche se ha perduto molto dello splendore originario. Sono all’interno della stessa cappella delle tele dello Scatigni, e dei fratelli Piccinno raffiguranti il Santo e la Madonna del Carmine. La statua del Santo corrisponde a quella che possiamo ammirare al di sopra della porta d’ingresso della chiesa.
 
Masseria Li Veli Contrada Mea
a circa 2 km dal centro abitato, nei pressi della omonima masseria, sono stati rinvenuti parecchi reperti archeologici tra cui una lapide funeraria di epoca romana. Si tratta di una stele parallelepipeda, in pietra leccese, che si conserva nel Museo Provinciale "Sigismondo Castromediano" di Lecce, al n. 28 dell'inventario. La Masseria Mea certamente, da ciò che è rimasto dell'originaria struttura, è stata un'opera grandiosa, monumentale, una vera fabbrica dell'agricoltura dei secoli passati. La cappella annessa alla masseria, probabilmente, come la cappella di San Marco, dipendeva anche dall'Abbazia di S. Andrea dell'Isola di Brindisi.
 
Contrada Veli
in contrada Veli, nell’agosto del 1948, fu rinvenuta una tomba a forno, diversa morfologicamente da quelle rinvenute a S. Vito dei Normanni, Mesagne, Brindisi e da tutte le altre tombe sicule scoperte non solo nel Salento, ma in tutta la Puglia e nel Materano. La tomba, scavata nel banco tufaceo, è costituita da un pozzetto cilindrico di 3,30 m di profondità e 1,20 m di diametro; all’interno si aprono tre celle disuguali e disposte in livelli differenti. La tomba è databile fra il 2000 e il 1800 a.C.

 

Ultimo aggiornamento il 2014-02-21 11:15:44


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